sabato 26 novembre 2011

Un appettito tutto Italiano

Quando si sta per un po' di tempo lontano da casa
Quando si comincia ad avere una routine in un paese straniero
Quando diventa normale mangiare una fetta di prosciutto cotto quadrato e guardare a sinistra prima di attreversare...
Il ritorno in Italia diventa una scoperta di antiche tradizioni, sapori ed emozioni.
C'è stato il momento in cui ho trovato sofferente il rientro, e ancora mi spaventa un po', per tutti quei motivi assurdi che la mia mente si costruisce, ma evitando di voler soddisfare il mondo e cercando principalmente di soddisfare la propria serenità...allora si, il rientro diventa un piacere. Ho viaggiato per il mio paese di origine e lo ho trovato meraviglioso.
L'italiano all'estero vuole emanciparsi eppure non fa altro che parlare del suo paese, mantiene forme dialettali ed è fiero di condiverle con altri conterranei dai dialetti differenti. E ci troviamo e parliamo di cibo, di vallate e feste tradizionali, sospiriamo e voliamo un po con la mente.
Ci sono cose che solo quando stai per un po' via noti, e sono cose strane ma che fanno italia.
Non so come facciano ma a Londra le macchine parcheggiate le nascondono, i motorini li fanno sparire. A Roma trovi macchine parcheggiate nelle piazze ed a Firenze i motorini te li trovi pure sotto il letto! E le scritte sui muri? brutto da dire, ma fanno proprio casa! come quei bei quadratoni di pittura di colore diverso che vengono fatti cercando di mascherare lo sfregio e risultano più evidenti della scritta stessa!!!
Ma casa è anche il negozietto con prosciutti in vista, da scegliere per poi vederseli affettare, respirarne il profumo. Il profumo di questi piccoli alimentari è qualcosa che la mente umana non è in grado di cancellare neanche sotto tortura! E' un odore sano, genuino, che sa di salume, sott'oli e sott'aceti, sa di formaggette. Sa di SANO!
Si, se dovessi definire il nostro paese con una parola sarebbe CIBO (quanto sono scontata!)
Siamo imbattibili in quello in tutto il mondo.

Gelatino romano dai colori tenui
E così, nei miei giri alla scoperta del mio paese d'origine sono finita a Roma, dove ho mangiato Cacio e pepe, carciofi alle Giudia nel quartiere ebraico, supplì e quintali di gelato, per poi tornare nella mia amata Firenze ad assaporare la finocchiona, i crostoni toscani con i fegatini, la ribollita e (no a questo giro la fiorentina non l'ho mangiata, ma è nella lista delle cose da fare per la prossima volta!) il Lampredotto con la salsa verde!!! Nel Mercato Centrale vicino a San Lorenzo abbiamo incontrato Nerbone...diciamo che non lo abbiamo incontrato per caso...avevamo cercato prima il "miglior lampredotto di Firenze" e li siamo andati...be, devo dire che è davvero buono, nonostante fossi un po'suscettibile al riguardo..insomma il lampredotto come la trippa emiliana diciamo che è fatto con una delle parti meno nobili del bovino...ma direi che Nerbone mi ha fatto cambiare idea! proprio buono! 
Quando invece torno nelle mie zone, nel Piacentino, casa è "quell'etto di prosciutto crudo dolce" che il nonno mi fa trovare appena varco la soglia.
Sapore di casa


E' il gnocco fritto soffice, saporito e bello "bsonto" farcito con la coppa che mangio all' Osteria Moretta...sono i tortelli di zucca, dolciastri con il ripieno che si scioglie dolcemente in bocca... Casa è verdura!!!! Verdura fresca e vera! verdura con un colore e un sapore.
(Ebbene si, cari inglesi! i pomodori non hanno lo stesso sapore del cetrioli!
Ho provato a fare una sorta di spesa consapevole, cercando di prendere nel reparto frutta e verdura solo prodotti locali...ed in sostanza dovrei nutrirmi solo di patate e mele.)

Il mio turismo italiano mi sta portando a rivalutare il Bel Paese, ad apprezzarlo ed a sentirne un po' la nostalgia. 
Vi lascio con qualche immagine di questi momenti, ed un languore nello stomaco.. le mie mele cotte mi aspettano...per lo meno ravvivano lo spirito natalizio!


Roma, Settembre 2011

Roma, e W l'Italia!


Particolare Romano

sabato 12 novembre 2011

Quella Londra sui Canali

Bighellonando in giro per il globo sono giunta alla conclusione che, una città per piacermi, deve avere un contatto con l'acqua...fiume, mare che sia, perchè quando c'è dell'acqua...il mio cuore palpita.

Londra ha deciso di non lasciarmi mai.

Regent's Canal a Camden
Ho trovato per caso il Regent's Canal appena arrivata.
Ne avevo sentito parlare nella canzone dei Modena City Ramblers "Notturno a Camden Lock" quando cantano "e cammineremo per mano nel sole sulle rive del Regent's Canal", ma in tutte le mie visite precedenti alla città mi ero limitata a vedere uno scorcio di canale dal ponticello che porta al Camden Lock. Proprio li c'è una chiusa, come quelle di un tempo, dove il livello dell'acqua si alza o abassa per far spostare le barche da una parte all'altra del canale.
Il secondo input verso il canal lo ho avuto appena trasferita.
Il bus 139, subito dopo l'Apple studio dei Beatles passa sopra un ponte, dove un meraviglioso cancello in ferro battuto espone una scritta "Regent's Canal"...curiosità.
La prima volta che mi sono avventurata all'interno di questo cancello ho avuto probabilmente la stessa sensazione di curiosità di Mary quando apre per la prima volta la porta del giardino segreto. Scendendo lungo una stretta discesa asfaltata non sapevo bene cosa avrei trovato, ma la curiosità fa salire l'adrenalina e spinge quella valvola del coraggio che ti porta ad osare qualche passo in più.

Se scendete da quelle parti finirete come per magia in un mondo parallelo.

La rete di canali a Londra viene creata intorno alla fine del XVIII secolo, anche se in epoca romana già si era attivata una rete di canalizzazione, a puro scopo commerciale. Le merci arrivate tramite il Tamigi, venivano smistate e trasportate in e fuori città tramite l'utilizzo di questi canali. Da voci avevo sentito dire che il Regent's Canal arriva fino in Scozia, ma invece termina il suo percorso rituffandosi nel Tamigi, rimane dunque uno snodo interno della città.

The Regent's Canal was originally built to link the Grand Junction Canal's Paddington arm with the Thames. It was named after the Prince Regent, later King George IV. It was opened in 1820 at a total cost of £772,000, twice the original budget. It faced several engineering glitches in its first year, but later became an important artery for cargo passing through London. 

Quello che si crea sui canai Londinesi è una comunità parallela, uno stile di vita lento, lontano dalla frenesia della città. E' come addentrarsi un una nuova realtà, circondata da alberi e praticelli, dove papere e cigni vivono spensierati.  Si, il mondo dei canali è magico ed infinto.

At Lisson Grove, there is an interesting mooring site for houseboats, which will give you a chance to study the traditional iron-bottomed narrow boats used for transport in the old days. Some of these have been restored and display traditional crafts and decorations. 
Da quella fermata del 139 (Lisson Grove), scendendo e percorrendo il fiume verso est, si trova una comunità stile hippy di barche: vasi di fiori ben tenuti e rigogliosi grazie al clima umido londinese, bandiere e colori...le barche in stile tradizionale (lunghe e strette) hanno il loro spazio sul molo, ed alcune hanno creato una propria area stile veranda. Sono case! La gente vive in quelle barche! e sono anche belle! Ce ne sono di tutti i tipi da quelle lunghe classiche a quelle più piccine magari da gita fuoriporta; ci sono le house boat, abitazioni galleggianti fisse all'ormeggio, e le barche con scafo, più facili da trovare un po' più in periferia.
Percorrendo il Regents canal da Lisson Grove verso Est si arriva proprio alla chiusa di Camden Town, passando attraverso il London Zoo e trovando sul percorso graffiti di Bansky e di chi Bansky non lo può vedere.
Se si prende invece la direzione opposta si raggiunge Little Venice.
Scorcio del Grand Unino Canal, dopo Ladbroke Grove
Un po' azzardato chiamare una zona della città "little Venice" solo  perchè si ha un po' d'acqua e qualche casa sul canale, ma ' atmosfera del posto rimane comunque incantevole. Little Venice diciamo che è la seconda parte che attrira i turisti, insieme alla chiusa di Camden. Li si trovano caffetterie galleggianti, panchine e persino un negozio di fiori. L'area circostante poi è ricca di Pub (quando mai?!?!?)  e molto piacevole e tranquilla. Little Venice è l'incontro, la piazza della navigazione londinese dove si incontrano il Regent's Canal ed il Grand Union Canal che con una diramazione finisce in una zona di magazzini dietro a Paddington, mentre prosegue meraviglioso verso nord, toccando punti di interesse come uffici e zone commerciali fino a perdersi tra gli alberi e..portarmi fino a casa! No, non sono ancora a vivere su una barca, ma non nego che mi piacerebbe molto. Certo con il clima londinese l'impresa non penso sia così rosea come sembra, e l'umidità fa sicuramente invidia alla pianura padana, ma la poesia della cosa è per me infinita!
Il Grand Union Canal scorre dunque verso Willesden Junction, e continua oltre..fino a dove?
...Birmingham!
The Grand Union Canal in England is part of the British canal system. Its main line connects London and Birmingham, stretching for 137 miles (220 km) with 166 locks. It has arms to places including Leicester, Slough, Aylesbury, Wendover and Northampton.
The (present) Grand Union Canal came into being on 1 January 1929, extended in 1932. It was formed from the amalgamation of several different canals:
At 286.3 miles (461 km) it is by far the longest canal in the UK.


La comunità degli abitanti di barche a Londra è grande, se si esce dal centro verso la periferia anche il tamigi si trasforma in un paese incantato di barche ed anatre. Ci sono siti dove si possono cercare barche in affitto e vendita, e il sito apposito per la gestione degli attracchi sui canali. Per quel che ho capito un lato del canale è sempre riservato agli abitanti fissi della zona, mentre l'altro è più una zona di passaggio.
Un magico mondo che merita di essere esplorato e ...vissuto!


domenica 6 novembre 2011

When Diwali meets Bonfire night

Last year I was in my lovely India, and I'd been welcomed with fireworks for 3 days. Suprised i asked myself the reason, and then i found out the story of Rama and how his people helped him to get back home.
Era in esilio in una foresta e la sua gente, per aiutarlo nel ritorno verso Ayodhya, accese file di luci per indicargli la strada. Le lampade dove si bruciano oli e si accende la fiaccola con lo stoppino sono chiamate Dipa, da qui il nome Diwali (dipa ovali, fila di lampade). Per le strade di Delhi e successivamente lungo la ferrovia abbiamo incrociato paesini tutti agghindati a festa con luminarie, mentre la gente per le strade scoppiettava petardi, colpi di pistola e fuochi d'artificio.
La festa della luce, una vera e propria celebrazione alla vita.

Oh Rama, Luce delle Luci!
Luce del Sé interiore, che splende salda ed eterna nel mio cuore, fa che io possa fissare la mente sulla Luce Suprema e gioire del vero Diwali!

Colui che illumina l'intelletto, il sole, la luna e l'intero universo, ma che da nulla può essere illuminato, è il solo e unico Brahman.
Egli è il Sé interiore.

Celebrate Diwali in modo vero, vivendo nella luce del Brahman, nella Beatitudine eterna dello Spirito!
Tutte le luci del mondo non sono che un solo raggio della luce interiore del Sé.
Immergetevi in questa sacra luce e gioite del vero Diwali!
Molti Diwali sono già passati, ma il cuore degli uomini é ancora oscuro, come il cielo in una notte senza luna e senza stelle.
Illuminate le vostre case con lumi ad olio e che dal vostro cuore spariscano da oggi oscurità e ignoranza.
Che Diwali dia a tutti illuminazione e totale consapevolezza!
Che in questo 'luminoso' giorno tutti possano ottenere la ricchezza Spirituale del Sé interiore!


 In Inghilterra invece, lo stesso giorno si festeggia la Bonfire night per ricordare la sventata "Congiura delle polveri" :

« Remember, remember the Fifth of November,
The Gunpowder Treason and Plot,
I know of no reason
Why Gunpowder Treason
Should ever be forgot.
Guy Fawkes, Guy Fawkes, t'was his intent
To blow up King and Parli'ment.
Three-score barrels of powder below
To prove old England's overthrow;
By God's providence he was catch'd
With a dark lantern and burning match.
Holloa boys, holloa boys, let the bells ring.
Holloa boys, holloa boys, God save the King! » 

Il 5 novembre del 1605 un gruppo di cattolici (tra cui un certo Fawkes) cercò di far saltare Westminster, con l'intento di uccidere il re che reprimeva il cattolicesimo. In onore del re salvato dall'attentato i londinesi iniziarono ad accendere dei falò (bonfire) e da quel giorno la tradizione è continuata, ed oggi la notte di Bonfire si festeggia con fuochi d'artificio e botti.

Quest'anno quindi, nel parco vicino casa sono andata a festeggiare, a guardare i fuochi..e la mia mente è volata a colonizzatori e colonie con tradizioni diverse eppure riti in comune. Che le due festività si siano influenzate a vicenda? come è possibile che due tradizioni così differenti festeggino allo stesso modo, lo stesso giorno due cose totalmente diverse? Se la bonfire night è davvero un anniversario del 5 novembre come mai anche il Diwali viene festeggiato lo stesso giorno e allo stesso modo? Senza nulla togliere al sventato attentato al re, penso che il Diwali abbia origini più antiche, eppure in qualche modo il colonialismo deve aver portato i due eventi ad essere festeggiati allo stesso modo nello stesso periodo.
Guardo i fuochi nel Bramham Park vicino a Wembley, la musica in sottofondo, la gente attorno a me.. è Diwali! (del fantoccio di Fawkes che si brucia per tradizione neanche l'ombra..)

Happy Diwali and Happy Bonfire! 
in ogni caso..let's celebrate!

mercoledì 18 maggio 2011

India - Pizza a Khajuraho

Giornata nuvolosa in London, e mentre la mia mente vaga verso mete lontane, i miei occhi si sono soffermati su un articolo che parla della terra dei mille colori: l'India.

E qua inizio a ricordare, a pensare, a ridere di avventure e giornate passate ad aspettare treni che non arrivano mai o semplicemente a camminare per strade dissestate e guardare, osservare e vivere la magia di quella terra.
L'india è tutto.
Sporco, rumore di clacson, odore...odori che solo li puoi sentire, frastuono e gente.
Ma è poesia. Le città sono nel caos totale grazie (o a causa) del tentativo di occidentalizzazione di una civiltà che più si tiene lontana dai nostri ritmi più si salva.
La vera india è fuori Delhi, lontana dalle strade fetide di Mumbai.
E' nei villaggi, e in quelle viette dove perdersi è meraviglioso e magico.
I muri colorati con tinte naturali, saree e donne che camminano sprigionando un senso di femminilità che noi, donne emancipate occidentali dovremmo tenatare di recuperare.L'india sono ghirlande di fiori intrecciati, vendute per ornare i templi..dove un offerta è un offerta se fatta con sacrificio, e non necessariamente denaro. Se quello che puoi dare è una banana, gli dei apprezzeranno il tuo sforzo per esserti privato di quella banana.
Un immagine che ho nella mente è Varanasi...la sera sul Sacro Ganga cestini di vimini con frutta che vengono donati al fiume, e piccole fiaccole che gallegiano trasportate dalla corrente.

Quello che vorrei è raccontare delle mille emozioni che l'india mi ha regalato, ma non so da dove cominciare! diario di bordo alla mano mi rendo conto che i racconti possono essere mille, ma non perchè abbia fatto chissà quali cose ma perchè anche le cose più piccole diventano un mondo se raccontate da occhi innamorati!
Un racconto a settimana...finchè dura... e foto, foto e ancora immagini, perchè il miglior modo per capire un mondo è viverlo o...in alternativa osservarlo!


PIZZA A KHAJURAHO

Quale racconto può essere più inutile di questo! Ma è quello che ho in mente da quando la mia compare mi ha mandato un messaggio dal nulla, ricordandomi di questo giorno!

 

L' obiettivo di questo giro di Novembre era di raggiungere il Darjeeling. Un po' un utopia visto il punto di arrivo a Delhi, la partenza da Kolkata, poco più di due settimane e una tabella di marcia tutta da definire.  


Siamo arrivate in India con l'entusiasmo di due bambine ed un organizzazione praticamente nulla. Come di consueto avevamo prenotato solo le prime due notti, giusto per riassestarci e capire dove eravamo per poi partire alla scoperta..ma a novembre, sopratutto attorno al Diwali, la festa della luce, festività sacra per il subcontinente indiano, treni e pulman sono prenotati, e viaggiare in waiting list...well...è qualcosa che dopo qualche esperienza impari che sia meglio evitare. 
Per raggiungere il nostro obiettivo abbiamo iniziato a spostarci un po' in base alla frequenza e alla disponibilità dei treni, guardando anche sulla guida cosa nei dintorni fosse di rilevante importanza.

Eccoci così a Khajuraho, sulla strada verso Varanasi, dove ci aspettava l'incontro con "The Holy River" (e Antò!).

Khajuraho è importante dal punto di vista culturale per la distesa di Templi che circondano la piccola cittadina (che scopro ora conta quasi 20.000 di abitanti...) ma una volta visti i templi e ammirate le sculture erotiche, del paese restano da vedere solo negozietti per turisti. I venditori sono abili, hanno imparato le lingue, italiano compreso, e cercano con ogni espediente di vendere.

Arriva la sera, dobbiamoc cercare un modo per andarcene dal paesino specchietto per allodole e avvicinarci a Varanasi...scendo in un internet point, mentre Ilaria inzia a parlare di cibo, pizza e...mmmm....fame.
Cerco soluzioni di viaggio e mentre lo stomaco brontola mi ricordo di una pizzeria vista durante il giorno mente passeggiavamo per il paese alla ricerca di thali a buon prezzo per riempire lo stomaco.. (ebbene si pensiamo solo al cibo)
Mi sono convinta. Posso raggiungerla a piedi.
Esco nel buio, senza dire niente e mi avvio verso la pizzeria..
_ Dove vai?
Mi hanno beccata subito, mi giro ed è un ragazzo dei negozietti in moto che mi ha visto avviarmi da sola- una donna-  la sera- per una stradina che non so neanche dove porti ma che mi pare sia verso una pizzeria.
Gli spiego i miei buoni propositi, e lui mi guarda perplesso.
_ Stai andando dalla parte sbagliata!  (...strano)
_ Se vuoi ti ci porto in moto.

..Gli indiani sono il popolo più tranquillo al mondo, per quel che ho potuto apprendere fino ad ora, ma una cosa è certa: per strada sono degli incoscenti. 

Ci penso un po', tentenno, gli chiedo quanto ci vuole a piedi...ma sento gia il gusto del Paneer (il loro formaggio...ovviamente non mi aspetto la mozzarella...) che si scioglie sul mio palato..il profumo della pasta calda..
OK! Vada per il passaggio!
Si parte. 
Niente casco ovviamente, sandali, pantaloni bracaloni che svolazzano al vento...quanto mi piace sentire l'aria.. Mi sento libera e viva, in un paese lontano, ma bast sempre così poco per farmi sentire nel mio mondo..
Ed è li che realizzo, mentre stiamo andando, che nessuno al mondo sa dove sono, con chi sono e dove sto andando. Che potrebbero portarmi chissà dove. Ma il pensiero dura poco, ed è quasi adrenalinica l'insicurezza. Ma sono molto abile a dare fiducia alle persone, e quel ragazzo mi è sembrato buono, occhi sinceri e solo incuriosito da una folle Italiana in cerca di una pizza in India.
Infatti mi porta in pizzeria. Presa la pizza, gliene offro una ma non accetta, mi riporta all'albergo e mi dice di passare in negozio il giorno dopo (un po' di shopping se lo è meritato) e che se vogliamo lui ha un amico per portare me e la mia amica a vedere le cascate
...ma 8 ore di treno in waiting list ci aspettano per portarci a Varanasi...dove arriveremo alle 4 di notte. 

Lo so, siamo troppo sagge...and by the way...sulla pizza c'era la mozzarella!


 

 


 

giovedì 17 marzo 2011

150 anni della nostra Italia, un viaggio tra i Filari

In onore dei 150 anni dell'unità d'Italia, aderisco all'iniziativa di francescaV e pubblico una ricetta tradizionale della mia provincia.
Non è una ricetta scelta a caso, come ogni provincia italiana abbiamo una vasta scelta di ricette e prodotti tipici, magari anche più importanti e gustosi del Buslan, ma per me questa torta è un pezzo di storia, una fase della mia vita in cui ho iniziato ad amare con tutto il cuore la Val Tidone e tutti i personaggi che ne hanno fatto e ne fanno storia e presente!

Era estate, e per guadagnare qualche soldino avevo deciso di andare a cogliere l'uva..
Sono finita in un agriturismo "Casa Galli" a qualche km dal mio paese.
Il viaggio in CIAO tutte le mattine, tra le colline costeggiando i filari, una finestra sulla "curva più bella del mondo"  mi inebriava e mi dava l'energia per affrontare la giornata, poi tutti insieme sulla Jeep e viaaaaa!!!
L'è bella marudaaaa!!! 
Una giornata a ridere, mangiare uva e ascoltare storie di persone che tra quei filari ci sono cresciute, persone che hanno visto i tempi bui della Valle e della Vita ma che a me hanno dato un sole ed una energia infita, il sorriso prima di tutto.
Poi pranzo tutti assieme, Vino e ancora vino, ritorno alle viti un po' storta, il rintocco delle campane che dava la cognizione del tempo (quando si riusciva a contarle nel modo giusto!!!) e... fine! tutti a casa, ma prima merenda e ancora qualche chiacchera con Buslan e vino!!
Il Buslan non è sofficissimo e diventa un po' secco, per questo lo si intinge nel vino, per ammorbidirlo un po e dargli un po di sapore ancor più nostrano!

Avevo 17 anni, e il resto della combricola (senza contare Alessandra e Alberto ai quali mando un pensiero fortissimo!) era intorno ai 60 facendo una media... e sapete una cosa?  E' una delle cose che meglio ricordo di quelle estati e per altri due anni sono stata con loro a ridere delle loro storie tra i filari!
Un pensiero forte a Camillo, Giuliana, Teresa, Daniele, al Luli ( ed agust! come tutte le volte ripeteva il Camillo!) ed al Dott. Bosi, a chi c'è, e a chi non c'è più... ogni volta che sforno il Buslan il mio pensiero torna a voi!

Sara


BUSLAN, La ciambella Piacentina


INGREDIENTI:
400 g di farina,
180 g di zucchero
100 g di burro
3 uova
mezzo bicchiere di latte o di vino bianco
una bustina di lievito
la buccia di un limone gratuggiata
un pizzico di sale



PREPARAZIONE:

Rovesciate sull'asse per la pasta la farina, nel centro mettete zucchero, uova, burro a pezzetti, la scorza di un limone gratuggiata, un pizzico di sale, il latte o il vino bianco e il lievito.
Lavorate per bene il composto, fatene un grosso rotolo, unite le estremità e disponetelo su una teglia imburrata. Lasciate in forno per trenta minuti circa.
Prima di infornare si può cospargerla di granelli di zucchero o di mandorle tritate.


Ricetta presa dal Sito della Confraternita dei Grass



mercoledì 9 marzo 2011

Love is Home

...or i thoough it was.
mi torna più facile parlare con le parole di un libro, o con canzoni invece che lasciarmi andare alle parole, il mondo del blog è nuovo e questo diventa un po un diario di viaggio, e nel viaggio ( che sia verso paesi lontani o semplicemente verso casa) le emozioni sono la strada principale...quel sentiero lungo e tortuoso che ci porta a scoprire, continuare e a volte..cambiare strada.

"You're just afraid to let go of the last bits of David because then you'll really be alone, and Liz Gilbert is scared to death of what will happen if she's really alone. (...) So stop using David to block that door. Let it go. (..) You're wishing too much. " (Eat Pray Love, Elizabeth Gilbert 2006)

I've always done it I guess.

Sara