mercoledì 18 maggio 2011

India - Pizza a Khajuraho

Giornata nuvolosa in London, e mentre la mia mente vaga verso mete lontane, i miei occhi si sono soffermati su un articolo che parla della terra dei mille colori: l'India.

E qua inizio a ricordare, a pensare, a ridere di avventure e giornate passate ad aspettare treni che non arrivano mai o semplicemente a camminare per strade dissestate e guardare, osservare e vivere la magia di quella terra.
L'india è tutto.
Sporco, rumore di clacson, odore...odori che solo li puoi sentire, frastuono e gente.
Ma è poesia. Le città sono nel caos totale grazie (o a causa) del tentativo di occidentalizzazione di una civiltà che più si tiene lontana dai nostri ritmi più si salva.
La vera india è fuori Delhi, lontana dalle strade fetide di Mumbai.
E' nei villaggi, e in quelle viette dove perdersi è meraviglioso e magico.
I muri colorati con tinte naturali, saree e donne che camminano sprigionando un senso di femminilità che noi, donne emancipate occidentali dovremmo tenatare di recuperare.L'india sono ghirlande di fiori intrecciati, vendute per ornare i templi..dove un offerta è un offerta se fatta con sacrificio, e non necessariamente denaro. Se quello che puoi dare è una banana, gli dei apprezzeranno il tuo sforzo per esserti privato di quella banana.
Un immagine che ho nella mente è Varanasi...la sera sul Sacro Ganga cestini di vimini con frutta che vengono donati al fiume, e piccole fiaccole che gallegiano trasportate dalla corrente.

Quello che vorrei è raccontare delle mille emozioni che l'india mi ha regalato, ma non so da dove cominciare! diario di bordo alla mano mi rendo conto che i racconti possono essere mille, ma non perchè abbia fatto chissà quali cose ma perchè anche le cose più piccole diventano un mondo se raccontate da occhi innamorati!
Un racconto a settimana...finchè dura... e foto, foto e ancora immagini, perchè il miglior modo per capire un mondo è viverlo o...in alternativa osservarlo!


PIZZA A KHAJURAHO

Quale racconto può essere più inutile di questo! Ma è quello che ho in mente da quando la mia compare mi ha mandato un messaggio dal nulla, ricordandomi di questo giorno!

 

L' obiettivo di questo giro di Novembre era di raggiungere il Darjeeling. Un po' un utopia visto il punto di arrivo a Delhi, la partenza da Kolkata, poco più di due settimane e una tabella di marcia tutta da definire.  


Siamo arrivate in India con l'entusiasmo di due bambine ed un organizzazione praticamente nulla. Come di consueto avevamo prenotato solo le prime due notti, giusto per riassestarci e capire dove eravamo per poi partire alla scoperta..ma a novembre, sopratutto attorno al Diwali, la festa della luce, festività sacra per il subcontinente indiano, treni e pulman sono prenotati, e viaggiare in waiting list...well...è qualcosa che dopo qualche esperienza impari che sia meglio evitare. 
Per raggiungere il nostro obiettivo abbiamo iniziato a spostarci un po' in base alla frequenza e alla disponibilità dei treni, guardando anche sulla guida cosa nei dintorni fosse di rilevante importanza.

Eccoci così a Khajuraho, sulla strada verso Varanasi, dove ci aspettava l'incontro con "The Holy River" (e Antò!).

Khajuraho è importante dal punto di vista culturale per la distesa di Templi che circondano la piccola cittadina (che scopro ora conta quasi 20.000 di abitanti...) ma una volta visti i templi e ammirate le sculture erotiche, del paese restano da vedere solo negozietti per turisti. I venditori sono abili, hanno imparato le lingue, italiano compreso, e cercano con ogni espediente di vendere.

Arriva la sera, dobbiamoc cercare un modo per andarcene dal paesino specchietto per allodole e avvicinarci a Varanasi...scendo in un internet point, mentre Ilaria inzia a parlare di cibo, pizza e...mmmm....fame.
Cerco soluzioni di viaggio e mentre lo stomaco brontola mi ricordo di una pizzeria vista durante il giorno mente passeggiavamo per il paese alla ricerca di thali a buon prezzo per riempire lo stomaco.. (ebbene si pensiamo solo al cibo)
Mi sono convinta. Posso raggiungerla a piedi.
Esco nel buio, senza dire niente e mi avvio verso la pizzeria..
_ Dove vai?
Mi hanno beccata subito, mi giro ed è un ragazzo dei negozietti in moto che mi ha visto avviarmi da sola- una donna-  la sera- per una stradina che non so neanche dove porti ma che mi pare sia verso una pizzeria.
Gli spiego i miei buoni propositi, e lui mi guarda perplesso.
_ Stai andando dalla parte sbagliata!  (...strano)
_ Se vuoi ti ci porto in moto.

..Gli indiani sono il popolo più tranquillo al mondo, per quel che ho potuto apprendere fino ad ora, ma una cosa è certa: per strada sono degli incoscenti. 

Ci penso un po', tentenno, gli chiedo quanto ci vuole a piedi...ma sento gia il gusto del Paneer (il loro formaggio...ovviamente non mi aspetto la mozzarella...) che si scioglie sul mio palato..il profumo della pasta calda..
OK! Vada per il passaggio!
Si parte. 
Niente casco ovviamente, sandali, pantaloni bracaloni che svolazzano al vento...quanto mi piace sentire l'aria.. Mi sento libera e viva, in un paese lontano, ma bast sempre così poco per farmi sentire nel mio mondo..
Ed è li che realizzo, mentre stiamo andando, che nessuno al mondo sa dove sono, con chi sono e dove sto andando. Che potrebbero portarmi chissà dove. Ma il pensiero dura poco, ed è quasi adrenalinica l'insicurezza. Ma sono molto abile a dare fiducia alle persone, e quel ragazzo mi è sembrato buono, occhi sinceri e solo incuriosito da una folle Italiana in cerca di una pizza in India.
Infatti mi porta in pizzeria. Presa la pizza, gliene offro una ma non accetta, mi riporta all'albergo e mi dice di passare in negozio il giorno dopo (un po' di shopping se lo è meritato) e che se vogliamo lui ha un amico per portare me e la mia amica a vedere le cascate
...ma 8 ore di treno in waiting list ci aspettano per portarci a Varanasi...dove arriveremo alle 4 di notte. 

Lo so, siamo troppo sagge...and by the way...sulla pizza c'era la mozzarella!