giovedì 12 luglio 2012

Una Santa ragione del mio vivere Zingaro

Prima che un esperienza inizi a sbiadirsi è meglio lasciarne le tracce per poterla ricordare più a lungo nel tempo. Ma questa con i suoi colori squillanti e chiassosi, tra i suoni di chitarre e ciondoli zigani, ritmerà ancora per un po’ i miei pigri pensieri.

Dalle paludi con i fenicotteri rosa,  acqua stagna e un silenzio a suo modo affascinante, d’un tratto arriviamo a Saintes Marie de la Mer, circondati da roulotte e camper..lungo la strada, sui marciapiedi, in ampi parcheggi lasciati vuoti tutto l’anno, che ritrovano in questi giorni un po’ di vita grazie agli zingari che accorrono in paese a festeggiare Santa Sara.

Santa Sara la Nera è infatti la patrona dei Gitani e viene festeggiata il 24 di Maggio. In vita fu la serva fedele di Maria Salomè e Maria Iosè, entrambe a vegliare assieme a Maria Maddalena sotto la croce di Gesù Cristo e tra le prime a ricevere l'annuncio della resurrezione assieme all'incarico di diffondere la buona notizia. Una racconto sulla vita delle sante narra che, per via delle persecuzioni contro i Cristiani seguite alla morte di Gesù, le tre Marie (Salomè, Iosè e Maddalena) furono arrestate ed imbarcate su una nave senza remi e senza vele, la quale, guidata dalla Provvidenza, raggiunse le rive di Saintes-Maries-de-la-Mer. Nella chiesa del paesino, in un antico baule in legno decorato, sono conservate tra le reliquie, anche i resti dell’imbarcazione. La chiesa è affascinante, ai miei occhi piratesca, i muri sono brulli, con mattoni non allineati che movimentano le pareti con ombre sconnesse. Sopra l'altare una corda spessa, come quelle per attraccare le barche al molo, crea una cascata di mazzi di fiori. Vengo solo ora a scoprire che la Chiesa fu costruita proprio nel XI secolo come fortezza che serviva come torre di avvistamento per proteggere gli abitanti dai pirati saraceni che allora imperversavano nella regione. Al suo interno è presente un pozzo di acqua dolce, e sul tetto c'è un passaggio per la ronda con feritoie e merli.


La città è un fermento di persone e colori. La gente si accalca per vedere, un gruppo di persone si è raccolto proprio sul tetto della chiesa dove la visuale della processione deve essere unica. L'atmosfera è solenne e stimola la curiosità di chi, pur non essendo gitano, si trova sotto il sole di un maggio particolarmente caldo ad aspettare impaziente la fine della Santa Messa, per riuscire a vedere la sfilata di zingare ed il percorso dei guardiani che aspettano di scortare la Santa ancora una volta verso il mare, rievocando così il suo arrivo in Francia.

Dalla chiesa gli altoparlanti rimbombano: 
Vive le Saintes Marie! Vive le Sainte Sara!

La statua della Santa esce dalla Chiesa, avvolta da strati di seta e altri tessuti. Paramenti artigianali raffiguranti l'immagine della Santa la accompagnano lungo il percorso e la folla la segue invocando il suo nome. La processione è lunga e compatta, ritmata da cori che la cantano di gioia. Quello che ho sentito è un trasporto in questo fanatismo religioso che non mi appartiene ma mi incuriosisce facendomi imparare nuove tradizioni e nuovi credo. Arrivata sulle rive del Mediterraneo, incorniciata da un mare di folla, Santa Sara viene benedetta mentre delle bambine con i loro vestiti da festa giocano nell'acqua. Poi di corsa tutti a toccare, e farsi benedire dalla Santa che ha passo lento accompagnata dai portantini torna in Chiesa dove tra canti e invocazioni viene riposta vicino alla sua reliquia nella cripta, oggi piena di candele di ogni colore e gremita di persone che spingono per poterla baciare.



Mentre scrivo mi rendo conto che vorrei approfondire un sacco di cose! Per esempio il ruolo dei guardiani o la mia perplessità nel vedere come sia il popolo gitano che la città stessa sia in realtà più spagnoleggiante che francese.

A Sainte Marie de la Mer infatti, la sera le chitarre suonano ritmi di flamenco e le ragazze con i loro vestiti da flamenco ballano ritmando il tempo battendo le mani. Si mangia paella, si sorseggia sangria (e birra in lattina dei mini market) ed in paese si iniziano i preparativi per la corrida. Una corrida più umana forse, dove l'obiettivo è quello di "rubare" una coccarda appesa sul petto del toro. Il toro non muore nella corrida...ma finisce comunque in tavola sotto forma di salame, salsiccia o spezzatino...
Il ruolo dei guardiani, che forse ora sono solo una parte del folclore locale , era quello di gestire le mandrie dei tori, sempre sui loro cavalli bianchi (altro importante simbolo della Camargue) che a loro volta erano utilizzati per i lavori agricoli. E i tipici aironi rosa? Sono una meraviglia, e curioso è stato scoprire che le loro piume sono colorate perchè si nutrono di un "gambero"color rosa che popola le saline, e conferisce anche alle acque l'affascinante colore.


La sera si ascoltano le musiche di chitarre e fisarmoniche, le donne balla muovendosi sinuose, e i bambini schiamazzano. Il giorno seguente la processione si ripete con le statue delle due Marie, ma noi ci spostiamo verso Arles dove Van Gogh voleva fondare una comunità di artisti.

Mi piace vedere la gente che crede in qualcosa, adoro i rituali e cercare di comprendere in che modo arricchiscono la vita delle persone. Se vi capita, il 24 di maggio andate a rendere omaggio a Santa Sara, vi sentirete per poco parte di un nuovo mondo!



















2 commenti:

  1. Che bella esperienza! colori, suoni, profumi e ritmi gitani! ecco, ora ho capito perchè ti chiami così, il destino ti ha voluto appioppare il nome della santa dei randagi, dei senza bandiera, dei nomadi..! la protettrice di quel popolo così sparso nel mondo e ovunque spinto nella minoranza, che infondo nasconde nel suo eterno movimento libero i nostri sogni, continui, errabondi...
    W Santa Sara e W chi ama viaggiare, conoscere, stupirsi, emozionarsi!

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  2. sara, ho scoperto le tue doti di scrittrice, in questo reportage di viaggio sei riuscita a trasmettermi nuove emozioni e mi è venuto in mente il viaggio che ho fatto in camarque e alle sante marie sul mare. credo che mai il nome sara è stato tanto azzeccato. quella terra di confine ti rappresenta. per te sara, i colori del mondo sono troppo pochi sicuramente ne hai tanti da aggiungere!besoss

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